Come lavoro
La psicoterapia sistemico relazionale
Lavoro adottando l’approccio sistemico relazionale, che indaga le caratteristiche strutturali e le regole della famiglia. Ogni membro di quest’ultima è in relazione con gli altri componenti e ha una specifica funzione all’interno della famiglia e del contesto in cui vive.
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L’approccio sistemico relazionale è utile quando si sta attraversando una fase di transizione nella propria vita, un cambiamento nel ciclo vitale; non si trovano delle soluzioni a possibili problematiche incontrate; quando un familiare mostra e manifesta un sintomo (“il paziente designato”); quando occorre ridefinire i confini all’interno della famiglia. L’obiettivo è ricercare e sperimentare nuove possibili soluzioni, dopo aver analizzato il problema, individuando e modificando le relazioni significative che possono aver influito nei modelli disfunzionali del contesto entro cui il paziente manifesta il suo malessere e, potenziare le risorse familiari presenti, lavorando sul funzionamento di ogni membro della famiglia.
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Le relazioni sono importanti e, fondamentale, è come queste ultime possano aver influito sul modo di essere e di vivere della persona di oggi. Quando arriva in terapia la persona porta il sintomo (“il paziente designato”), ma questo non è altro che il risultato dell’intreccio tra la sua esperienza soggettiva, le relazioni interpersonali e la capacità di autovalutazione. Pertanto è importante andare ad analizzare le relazioni significative della famiglia di origine in una prospettiva trigenerazionale (nonni-genitori-figli), ovvero tenendo in considerazione la famiglia di origine, la famiglia precedente e quella attuale. Per questo occorre, anche, andare a lavorare prendendo in esame le fasi del ciclo vitale in cui avviene il disagio della persona (creazione della coppia coniugale, nascita del bambino, bambino che diventa adolescente, famiglia con figlio adulto e relativa sindrome del nido vuoto, famiglia in età anziana), con il relativo superamento di alcuni compiti di sviluppo che portano alla fase successiva.
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Il sintomo acquista una determinata funzione all’interno della famiglia, dunque segnala alla famiglia l’esistenza di un disagio e, allo stesso tempo, accentra su di sé le preoccupazioni degli altri membri. Le difficoltà si possono presentare nel bambino, nell’adolescente e nell’adulto. Ovviamente a volte possono ripercuotersi nelle modalità relazionali, quindi difficoltà a scuola, nei rapporti sociali, nel lavoro, nella coppia e nell’essere genitori. Dunque il sintomo ci dice che c’è qualcosa che non va e più che concentrarmi su questo, vado a lavorare con la persona tenendo in considerazione quello che è stato il suo percorso e il suo vissuto familiare. La definizione dei confini in alcune realtà familiari risulta essere il lavoro più importante, quante volte assistiamo a famiglie invischiate, dove i ruoli non sono ben delineati e questo porta a malumori e situazioni difficili da gestire nella famiglia attuale.
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Anche l’individuazione delle risorse è importante per poter aiutare la persona ad affrontare la propria storia e cercare una nuova modalità, per entrare in relazione con se stessi e gli altri.
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Le fasi di transizione della vita portano dei cambiamenti, che spesso spaventano, ma vanno letti in un’ottica di crescita personale e dunque in una funzione di miglioramento per se stessi e per le persone che ci circondano. Dunque lavoro per promuovere il cambiamento ed il benessere psicologico.